Da oggi parte la collaborazione di Ludivine Louvet con Beddamé. Ludivine sta studiando naturopatia, ma ha alle spalle esperienze personali e professionali che tratteggiano un percorso di ricerca che trova il suo senso profondo nel rapporto intimo tra l’essere umano e la natura. Ci guiderà nell’universo del #bellessere, concetto evoluto rispetto al più conosciuto benessere. Lo farà attraverso i tempi e i ritmi della natura, le sue produzioni di stagione, legate alla terra di Sicilia. Per scoprire principi nutritivi e proprietà olistiche di cibi e ingredienti che si fanno cura di corpo e anima.
Nella presentazione, che segue, Ludivine ci racconta il perimetro logico e concettuale dentro il quale si muoverà #Bellessere.
“Fa che il cibo sia la tua medicina” diceva Ippocrate. Oggi, più di allora, possiamo dare ragione al medico greco. Nel maldestro tentativo di voler a tutti i costi dominare la Terra, ci siamo allontanati dalle nostre radici, dall’elemento terra, ma abbiamo finito per avvelenare Lei e di conseguenza il nostro organismo. L’uso sconsiderato di pesticidi non danneggia soltanto gli insetti, ma anche il micro habitat che vive dentro di noi. La risposta della chimica e dell’ingegneria agroalimentare è evidente agli occhi del mondo: intolleranze alimentari, malattie dell’apparato digerente, malattie auto-immuni, diverse forme di tumori, giusto per elencare alcune delle patologie con cui quotidianamente tocca fare i conti.
La scienza moderna ha scoperto che il nostro intestino è da considerare un secondo cervello, ma volendo essere più provocatoria potrei affermare che quell’organo centrale del nostro corpo – non per niente gira attorno all’ombelico – è, invece, il nostro primo cervello. Rete più fitta di neuroni: pensate che il sistema nervoso enterico ne contiene di più (200-600 milioni) del midollo spinale o del sistema nervoso periferico. E’ dunque probabile che esso influenzi buona parte delle nostre emozioni. Francesco Bottaccioli, direttore della Simaiss (Scuola internazionale di medicina avanzata e integrata e scienze della salute) ha dichiarato: “E’ noto che il primo cervello, quello cranico, influenza il secondo, quello viscerale, ma anche il secondo influenza il primo, nel senso che quello che accade nella testa (stress, emozioni) influenza la salute della pancia e viceversa. Anzi, stando all’anatomia, le connessioni che dal cervello enterico vanno a quello centrale sono più numerose di quelle che fanno il viaggio inverso”.
Dunque il malfunzionamento dell’intestino può condizionare il funzionamento del sistema nervoso centrale, soprattutto se si pensa che il 95% di tutta la serotonina del nostro organismo è prodotta dall’intestino. La serotonina infatti non è solo la molecola del buonumore: tra le sue funzioni c’è quella di regolare la peristalsi (e dunque l’attività digestiva), e di inviare segnali al cervello come la sazietà o la nausea. Ancora Bottaccioli “e sappiamo che un’infiammazione intestinale produce eccesso di serotonina, compromettendo la regolarità del meccanismo digestivo. Ma al tempo stesso, l’infiammazione attiva enormemente l’enzima che demolisce la serotonina, causando nel tempo un forte deficit della molecola a livello cerebrale, con conseguente depressione”. Alcune tesi si spingono a sostenere che non solo nevrosi, ma anche psicosi gravi come la schizofrenia potrebbero derivare da un’alterazione della flora intestinale e questa alterazione deriverebbe proprio da un’alimentazione infiammante e poco salutare.
Ecco perché la nostra prima medicina è il cibo, ecco perché Ippocrate ha ancora ragione. Il cibo dovrebbe scandire le nostre giornate, dettare il ritmo della nostra vita – come la preghiera dei monaci che nutre lo spirito – dovrebbe essere un toccasana non solo per quello che mangiamo, ma anche per come e con chi lo mangiamo. Il fast food, ad esempio, è il simbolo di una società che va di fretta, che non si vuole fermare a riflettere sul valore della vita, del momento presente, sul gusto, il sapore, la consistenza di ciò che si ingerisce, tutti elementi che diventeranno parte integrante di noi stessi, strutture essenziali della nostra esistenza. Si mangia all’impiedi, senza masticare, senza assaporare, addirittura senza neanche respirare, guardando la tv, il computer o il cellulare.
L’alimentazione è vita, è ritmo come il sonno, bisogna rispettarne i tempi, occorre farlo “slowly”. Ci viene incontro lo slow food che recupera il mindfulness alimentare: focalizzare il pensiero al qui ed ora, all’ hic et nunc, godere del pasto, masticarlo bene, riconoscerne gli ingredienti, sapere da dove provengono, la loro qualità ecosostenibile per noi e per il nostro pianeta e gioire insieme a chi lo condivide. Già, perché mangiare non è solo l’atto del nutrirsi, è momento di condivisione, di festa, di cura di sé e degli altri, di riscoperta dei legami più profondi, familiari o amichevoli.
Enormi sono i benefici per la nostra salute psichica. Fare scivolare nella bocca dolcemente e piacevolmente gli alimenti in modo da poter dire come mia nonna: “Sembra il bambinello Gesù che scende nello stomaco in pantofole di velluto” e non condividere il pasto con “chi ci sta sullo stomaco”: sono le ricette segrete per stare bene nel corpo e nello spirito.
Buona digestione e buona salute a tutti, Ludivine