Le periferie urbane delle nostre città sono spesso incontro di marginalità. Luoghi speciali da cui sommesso si alza, spesso inconsapevole, un grido di aiuto che quasi sempre rimane inascoltato. A Marsala, c’è uno spazio, un gruppo straordinario di persone che prova a costruire una risposta.
“Sappusi è il quartiere che le statistiche individuano come quello a più alta incidenza di reati del Comune di Marsala”. Ci spiega Salvatore Inguì, responsabile del Servizio Sociale del Tribunale dei Minori, ma mentre lo dice ci fa una smorfia come per dire che la sua esperienza sul campo sa che dietro le statistiche ci sono le storie e le vite di uomini, donne e soprattutto bambini. Sono tanti quelli che si incontrano da qualche mese presso la struttura “polifunzionale” che ospita gli uffici del USSM e dei Servizi Sociali del Comune, proprio a Sappusi. Dopo l’apertura della Palestra Popolare, creata raccogliendo panche e pesi in giro per la città, le associazioni che animano quello spazio fina ad ora poco “funzionale” hanno deciso di scegliere la musica come strumento per aggregare e far partecipare.
Salvatore Inguì è un assistente sociale di strada, come qualcuno lo ha definito, e abbiamo la netta sensazione che, al di là dei compiti istituzionali, il suo principale obiettivo è quello di ridurre le distanze tra le strade e i palazzi visti spesso come nemici, specie in alcuni territori. Ci da appuntamento in una spianata sul mare, con le Egadi sullo sfondo e un alto ficus in mezzo. Una spianata in terra battuta, a metà tra la piazza e il parcheggio. Lo troviamo lì, insieme ad un gruppo di persone tra i sei e i settant’anni. “Aspettate che finisco la riunione del comitato organizzatore”, ci dice e noi guardiamo facce segnate da rughe, bimbi in bicicletta su una ruota, baffi bianchi e piercing, canottiere e camicie sbottonate. Facce di periferie. Comprendiamo più tardi che la Libera Orchestra Popolare si esibirà sotto quel ficus, su un palco messo a disposizione dal Comune, insieme ad altri gruppi locali. “Pensiamo di chiamarlo “Sappusi Pop”, certo – spiega Inguì – chiamarlo festival è davvero esagerato: è un modo per offrire a questo quartiere un calendario di manifestazioni estive come gli altri pezzi di città”. In realtà a pochi giorni non c’è un vero programma e manca ancora l’amplificazione, ma non è questo il punto.
“Stiamo provando a coinvolgere gli adulti del quartiere, che al centro sociale non ci mettono piede. Farli sentire parte di qualcosa può essere un modo, per questo occorre costruire credibilità. Loro non ci credevano -chiosa Salvatore- che saremmo riusciti a montare il palco ed invece siamo qui”. Esserci, semplicemente e convintamente è questa la chiave del lavoro sociale che Libera, Legambiente, Archè Onlus ed altre associazioni del territorio stanno realizzando a partire da quel “polifunzionale”. “Non ci interessa farne una casa delle associazioni – sottolinea questo “strano” assistente sociale – ma chi lo usa, come sede, come spazio per prove di teatro o altro, deve restituire qualcosa al quartiere in termini di servizi”.
L’esperienza della Libera Orchestra Popolare è nata così. Perché a Sappusi se vuoi fare musica non puoi fare un semplice corso di chitarra ma metti su un’orchestra. Sono i paradossi delle periferie. È la necessità di dare un gusto speciale a ragazzi che anche se giovanissimi credono che quello della vita sia tragicamente amaro. Sarà perché tuo papà non ti ha manco riconosciuto o è scappato, tua mamma è in carcere o perché tu compi i primi reati quando dovresti andare a scuola.
Così alle quattro chitarre pensate per il corso, adesso l’orchestra conta su più di una decina di chitarristi, due tastieristi, un affiatato gruppo di percussionisti e anche una batteria. “Tutti gli strumenti sono magicamente arrivati al centro sociale, in pochissimo tempo – ci racconta Inguì – da tutta la Sicilia”.
Con “quattro accordi” imparati in pochi mesi, l’orchestra ha già fatto le sue prime uscite e ha stretto le sue prime collaborazioni “artistiche”. “È stato emozionante – ci racconta Donatella Pellegrino, responsabile dell’associazione Archè Onlus – suonare al Raduno Nazionale dei Giovani di Libera e poi ricevere l’invito di Caparezza per portare un gruppo di ragazzi dietro le quinte del suo ultimo concerto in Sicilia”. È ingiusto parlare di miracoli quando c’è la fatica del lavoro e delle relazioni costruite gomito a gomito, faccia a faccia. Ma c’è qualcosa di strabiliante nel vedere suonare assieme alle percussioni i bambini di Sappusi, alla tastiera, batteria e voci giovani migranti arrivati qui dal cuore dell’Africa, alle chitarre minori provenienti dal circuito penale insieme ai ragazzi della psichiatria. “Siamo ormai una quarantina – spiega Inguì, solista nella “Libertà” di Gaber, ultima canzone del repertorio – guidati da un gruppo di ragazzi che la musica l’hanno studiata davvero ma la stanno riscoprendo dentro questa orchestra, strampalata e viva”.
Accade così che in una fresca sera d’estate, le note della Libera Orchestra Popolare si spargano per Sappusi… perché la musica può cambiare.